C’è propensione che la piramide di Cheope della piana di Giza d’Egitto, col suo intero complesso, costituisca un ideale modello di una prodigiosa macchina energetica rivolta ad una probabile rigenerazione vitale di natura metafisica. Infatti il suo scopo era di costituire il sacello tombale del faraone Cheope per renderlo immortale, anche se in effetti non si è mai trovato alcuna prova in merito, nel sarcofago della Camera cosiddetta del Re posta in sede della torre dello Zed. Dunque se la piramide è una ipotetica “macchina” deve pur rientrare in una concezione che possa essere formulata in termini matematici e naturalmente essere intravista con l’ausilio di una ipotetica geometria. Oltre a tutto ciò non si può trascurare il fatto che la piramide non è stata mai posta in relazione con una barca trovata in una fossa sul lato sud di essa dagli archeologi nel 1954. Racchiusa in una camera ermeticamente sigillata, la barca era scomposta in 1224 pezzi, il cui legno si è conservato intatto
Lo studio “Room-temperature superconductivity in a carbonaceous sulfur hydride” , pubblicato su Nature da un team di ricercatori statunitensi racconta come gli ingegneri e i fisici dell’università di Rochester, comprimendo solidi molecolari semplici con idrogeno a pressioni estremamente elevate, hanno creato per la prima volta un materiale superconduttore a temperatura ambiente» Una ricerca condotta nel laboratorio di Ranga Dias, del Department of mechanical engineering della School of engineering and applied sciences dell’università di Rochester, che ricorda che «Lo sviluppo di materiali superconduttori, senza resistenza elettrica ed espulsione del campo magnetico a temperatura ambiente, è il “Santo Graal” della fisica della materia condensata. Ricercati per più di un secolo, questi materiali possono sicuramente cambiare il mondo come lo conosciamo». Per ottenere questo super-conduttore, Dias e il suo team di ricerca dicono di aver «combinato l’idrogeno con carbonio e zolfo per sint
In inverno bisogna riscaldare gli ambienti in cui viviamo o lavoriamo e l’energia richiesta per farlo equivale a circa un terzo di quella che consumiamo in Europa e i tre quarti della domanda è fornita da combustibili fossili. Ora lo studio “Cementitious composite materials for thermal energy storage applications: a preliminary characterization and theoretical analysis” , pubblicato su Scientific Reports da un gruppo di ricercatori dei dipartimenti di Scienza Applicata e Tecnologia (DISAT) e di Energetica (DENERG) del Politecnico di Torino e dell’Istituto di Tecnologie Avanzate per l’Energia del CNR (CNR-ITAE) , concretizza l’idea di un nuovo materiale per l’accumulo di energia termochimica e dimostra che è possibile sviluppare calore idratando il sale inserito nei pori del cemento. Al Politecnico di Torino ricordano che «Per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità in Europa è necessario ridurre i consumi di energia fossile e utilizzare invece sistemi a energia rinnovabile, ma l’i
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